domenica 30 aprile 2017

lacrime di resina

LACRIME DI RESINA

Mi guardavi sempre
incuriosita
ma in uno strano modo,
un po' come allo specchio
e, pensavo: bene così

Ti ho mai detto
della mia bizzarra voglia
di fendere la scorza
degli alberi, far gocciolare
lacrime di resina,
vederli piangere?
io cieco da tanti occhi.

Ti ho mai detto
della mia raccolta di trottole
colorate, bellissime
numerosa quanto quella di frottole
che ogni giorno
muto da tante bocche,
racconto
perché nessuno mi veda piangere?
nessuno, nemmeno io.

Ti ho detto del perché
sordo da tante orecchie,
non risposi alla tua voce
quella sera,
fingendo di niente?

Non mi stavi più guardando
allo specchio
e io ebbi paura che mi vedessi
com' ero,
imbecille e infelice

Ora guardo te,
con lacrime di resina
e frottole di verità
e la vocazione di
...
imbecille felice!




venerdì 28 aprile 2017

DIETRO


DIETRO

...e io mi nascosi dietro,
era un luogo che non possedevo
per paura,
un tempo sospeso
come tra morte e sepoltura.
Sedevo su una pietra vischiosa
abbarbicata a me
e lo squallore 
è giunto fino a te
a lame taglienti di luce.

L'amore 
profuma ancora
di selvatico







Pappagalli in esilio

Volgiti, è tornato il vento
Guardami, è tornato il giorno
Il vento porterà via il giorno,
il giorno porterà via il vento.

Il giorno e il vento ci precedono
e ci incalzano
non conosciamo i loro volti
non possiamo voltarci.

Colorati come pappagalli parlanti
viaggiamo il nostro esilio,
ne abitiamo a momenti le città
con parole attraversate d'ogni viaggio.

Ci furono messe in mano
da ciò che non dimenticammo,
erano silenzio
ma alla fine
le pronunciammo

Volgiti, al rumore del vento
Guardami, alla luce del giorno
Il vento ci porterà il nuovo giorno
il nuovo giorno ci porterà un altro vento.

Conosciamo i loro impulsi
mentre fingiamo di vivere,
sono loro
il dolore e la gioia
gli sconosciuti amanti



E' rassicurante:
nessun pappagallo
in questa poesia
è stato
maltrattato.

giovedì 27 aprile 2017

Il tuo nome

IL TUO NOME

Tutto scompare nelle 
sillabe
del suo nome
che la tua lingua 
in cammino
sparge su ogni frase

Ma lui voleva vivere da eroe,
non eri tu il suo elmo
né la spada
e la sua storia non era affare di parole
era uno squarcio dritto in fondo al cuore

Attraverso il finestrino del mio treno 
il tuo nome scorre ancora
poi ... non più










lunedì 24 aprile 2017

Senza virgole


SENZA VIRGOLE

Ora rido
perché mi sento vuoto
come dopo l'esame di maturità.
Traboccante misura
di un'armonica bocca
la notte danza con la notte.

Ora rido
perché mi sento come chi
morto di fame
sbava scorpacciate
sulla mollichina di pane
che fugge.

È ora il vetro di una sacra icona
a farmi da specchio mentre rido
e tu fai girare
una monetina a trottola
sul tavolo
e io mi sento
come chi ruba ai santi le fiammelle
per illuminare il proprio buio.

Luce di cera senza ali
non vola.





















sabato 22 aprile 2017

PECCATO ORIGINALE


Peccato originale


PECCATO ORIGINALE

Danziamo presso il vicino
i nostri balli,
cantiamo le nostre canzoni.
Indossiamo vestiti colorati.
Calda è la notte,
venite,
la musica sta per iniziare.

Era bisestile l'anno all'inizio dei tempi
ma non lo sapevamo

C'è un vulnus che va colmato,
il mio, il tuo, il suo,
tu lo sai,
Non importa di chi sia,
è di tutti e di nessuno
è coperto da silenzi,
ci prende di mira:
a chi toccherà?
Bisestile è la sua identità.

Nel quartiere si affolla la gente
un brusio di passi indifferenti.
Solitudine assume forma umana
e vaga,
ha un corpo occhiuto
che scaraventa macigni
sulla coscienza
e io mi nascondo dietro
il mondo

C'è un vulnus che va colmato
il mio, il tuo, il suo
tu lo sai.
Non importa di chi sia,
Il mio è complice del tuo
mi dicesti e
mi offristi la terra intera.
Io allora,
lo misurai a grandi passi
andandogli incontro.

Era bisestile l'anno all'inizio dei tempi
ma non lo sapevamo

Dammi la mano amico
sei il mio vicino
sei a me d'appresso
Danziamo nuovi balli,
cantiamo nuove canzoni.
Indossiamo vestiti colorati.
Ancora calda è la notte,
vieni,
la musica non deve cessare.









venerdì 21 aprile 2017

Frutta e scarpe

FRUTTA E SCARPE

Le mie pause
corrono
dinnanzi a me
verso il luogo in cui l'anima si fa
polvere d'oro

Scarpe alate le loro

La mia frutta dolce
è lì dentro.
Felicità itinerante.
Non arrivo mai
ad addentare.

Le mie mani parlanti
gettano un acchiappo a molla
Il calpestio
disegna una bocca
nel luogomorso perduto
tra me e te

in cui con più fame
gridasti: non più

martedì 18 aprile 2017

la serpe






LA SERPE

Su vecchi campi di menzogne
ci incontriamo.
Siamo in tanti,
forse tutti.

Mente dal profondo
il dove,
il quando,
il perché.
Giorni bugiardi i nostri.

Annaspiamo al ronzio
di una verità che ci è estranea,
puerpera fallica
e patibolo per noi.

Su un campo di menzogne
da comari,
un nostalgico Adamo affrontò 
quel che restava di Dio

lunedì 17 aprile 2017

(VOGLIA DI BALLARE) Un passo indietro



UN PASSO INDIETRO

I ragazzi dell' ieri
eravamo noi
la nostra voglia di ballare

Giri
tra gli Arrabbiati cercando volti
e tutte le vite che hai puntellato
senza pensare al dopo,
parole e voci
imbevute
di fantasie accecate, d'immaginazione,
nessuna pianificazione.
Bevi Four Roses bourbon
dalla sigaretta
Cogli solo smacco
e sudore

So
i vostri nomi,
dici. Posso darvi del tu
come usa ora.
So
la Marilyn di Wahrol,
e le vostre mani alzate
a pugno contro il cielo
per dirottare altrove la storia,
aperte ora a ventaglio per le mosche.

So
le vostre mille immagini
eversive
figlie di un tempo che ci fu dentro
e forse non c'è mai stato fuori, 
mi guardano incuriosite
mentre passo: ricorda con rabbia
anche tu adesso, sempre ricorda!

Il vicino là,
un paparazzo un po' naif,
fa le foto
della gente canuta che
ha voglia di ballare
e invece piange.

rapido fa capolino
scatta
poi scompare,
voglia di canto, semina dietro sé
non voglia di pianto 

Ragazzi dell'ieri
dici
siamo rimasti noi,
la nostra inguaribile voglia
di ballare ancora.

Fu galantuomo il tempo
che ci inchiodò alla danza
e non ce la diede mai?

giovedì 13 aprile 2017

La tua voce

La tua voce è buona
Respira insieme alla mia
nella nostra stanza
La nostra stanza è
un mondo.

Vi accadono tante cose
Entrano ed escono
tante persone
Credono di essere di passaggio
e invece qui resta sempre
qualcosa di loro
un sorriso
una lacrima 
un perché 
un segno,

Ombre camminano
sulle pareti
Tu te ne accorgi,
le conosci per nome,
non lasciamole scappare
mi dici.

La tua voce è buona,
acchiappa gli aquiloni 
per i bambini che non ne hanno.
Acchiappa i desideri,
quelli li hanno tutti.

Ti ho messo tra le mie poesie
tra una riga e l'altra
tra un punto e una virgola,
tra un verso e una rima,
Tra il perche  e il suo accento.
Nessuno ti vedrà,
Ma no,
non sei un segnalibro,
tu non appari,
tu li scompari.
Io però, io so che ci sei.

Passo da un verso all'altro
correndo piano
come se la conquista
del centro della terra
non fossi che tu.
Sprofondo nella tua
superficie,
raccolgo le mollichine del tuo passaggio
come una piuma raccoglie il vento

Spunti fuori
dalle tasche della mia
presenza
Non potevi mancare lì
tu, proprio tu
non potevi mancare,
se non ci fossi
non ci sarei nemmeno  io
non ci sarebbe
poesia

Poi di notte...
La tua voce è buona

....

mercoledì 12 aprile 2017

Angolo giro

Pareti mobili a compasso,
angolo 30° convesso,
piombano addosso.
Su un cesso 
lì in fondo,
un uomo
aggrappa il bordo/parete
cerca di tirarsi su.
Intermittenza di luci,
Instabilità qui è asfissia
Azzardo una domanda

Pareti mobili a compasso
angolo 180° piatto.
Scomparso è il cesso.
Non c'è più il fondo
Rettifilo infinito nella corsa
squarciato è il tempo nello spazio urlante
Muro liscio a ventosa.
Ti ci spiaccichi contro
Linearità qui è angoscia
Butto lì una risposta

Pareti mobili a compasso variabile
scomposte, frammentate
aprono e chiudono angoli
40°, 63°, 82°...
schizofrenici
come me
Serpentina del mondo,
appaio e scompaio
dentro  fuori,
deenntrooo fuuuoooriii
Luci spente
Variabilità qui è buio
Non c'è domanda

Mi prendo in braccio per camminare. 
Tu danzi il Bolero, sempre, lo stesso
Per chi cambia tutto è eguale
Pareti mobili a compasso
angolo 360°.
Massima ampiezza
Ora il cerchio è chiuso.
Angolo giro
Non c'è mai stata risposta

sabato 8 aprile 2017

la ballata della stanza accanto



LA BALLATA DELLA STANZA ACCANTO

Siamo fra noi.
Uomini, donne, giovani, 
vecchi, bambini,
buoni e cattivi
abitiamo sgangherate baracche.

ci cadono addosso,
ci mandano via

ogni tanto vengo a trovarti,
quando il tempo gira all' indietro.
C'è una vecchia signora
nella stanza accanto. Fa tanto rumore.

La vecchia signora mi lancia sguardi.
Ha mille occhi.
Non che le importi dove arriva il suo sguardo.

L'importante è che parta.
È così che comunica.
È pettegola la vecchia signora
è una signora che mi somiglia

mi cade addosso, 
mi manda via.

Uomini, donne, bambini, anziani
buoni e cattivi,
siamo fra noi,
abitiamo sgangherate baracche.

Costruisce maschere, e ride.
È pettegola la vecchia signora
è una signora che mi somiglia.

Con la mente porta
la sua stanza nella tua
dice solenne: "è l'ora del the".

Uomini, donne, anziani, bambini,
buoni e cattivi,
avete un passato, ma non avete un volto.
Siete tutti invitati.

Restiamo tra noi
in sgangherate baracche
che ci cadono addosso, 
ci mandano via.

Ogni tanto vengo a trovarti
mentre il tempo gira all’indietro,
a cercare la vecchia signora
che mi somiglia,
è pettegola la vecchia signora
con la mente porta

la sua stanza nella tua….

giovedì 6 aprile 2017

fabri

miei carissimi amici ecco la bellissima poesia di oggi. Non è mia,
è di Fabrizio, 9 anni .
Avete letto bene 9 anni, bimbo molto sereno
Io gliela vorrei solo rubare!


PENSIERI
Penso al nulla
e lo vorrei riempire
Penso alle stelle
e vorrei con loro
brillare

mercoledì 5 aprile 2017

ogni giorno

         

ogni giorno nascevo un poco
         morivo un poco
per passare il tempo, solo 
                    per passare il tempo

ogni giorno nasco un poco
         muoio un poco
d'accordo tutti 
                    su questo

ogni giorno nascerò un poco
         morirò un poco
e non è vero che 
                   "non vedo l'ora"

                ..........

Chi ha visto la mia pelle
         spazzolare le ombre?
Tracce di puledri rincorro
         gli zoccoli alle mani.

Voglio cavalcare la nascita e la morte,
stringerle insieme e strattonarle.
Legarle al bastone del tempo
e venderle all'eternità.
Me le pagherà bene
non le ha

poi andrò via
nel bosco che bisbiglia,

Freddo e caldo penetreranno i miei vestiti.
lascerò fare.
Nessuno, il mio amico,
mi presterà la voce
e il suo altoparlante
muto

martedì 4 aprile 2017

baratri di stelle

Chi dilata le lettere
nelle parole?
Baratri s'intravedono.
Una poesia c'è cascata,
passava di lì per caso,
come sempre la poesia,
senza misura, senza tempo,
insomma, "senza",
un appunto sorgivo
distrattamente preso.
Provò a giocarci dentro,
cercava stelle.


Come me. 

lunedì 3 aprile 2017

La traccia delle favole

Sono di quelli che camminano
senza sapere di preciso
dove andare.

Non ho in tasca soldi
per pagare la pietà di una sosta,
non ho tracce da seguire,
né un saluto da onorare.

Ma questo non significa molto:
la verità è soltanto
che non mi posso fermare

Ho scorticato le mie favole:
che mi indicassero una via.
ma le loro fiammelle di un tempo
sono rimaste a quel tempo.

Quelle luci
sembrano spente
e mi guardano incuriosite
mentre sorseggio il caffè
o leggo il giornale.

Cercano anche loro una traccia
per giungere a me
-lo capisco-.
Ma hanno ora la stessa
perdente destrezza di
un borseggiatore monco
che prova a rubare
un portafoglio
vuoto

fantasmi confusi a teatro

FANTASMI CONFUSI A TEATRO

Il riflesso dei miei fantasmi
ha la tua voce, le tue parole,
i tuoi no
e...
la mia faccia!

Riflessi sarcastici,
risate stridule
rispecchiano nel tuo ventre
di sabbia.
la mia rabbia

In un improvvisato teatro
una compagnia girovaga di pensieri
degenerati e senza pudore
infilza in bocca spilli
di applausi allo spiedo.

Dispersi gli incisivi, 
fili interdentali dialogano
inutilmente
con gengive sanguinolente
nel golfo mistico,
mentre
il vento col morbo di Parkinson
solleva il palcoscenico
e lo avvolge tremolante 
in una nuvola di sipario

Indosso soprabito
e cappello in platea
Li saluto garbato
e vado per strada.

Fischiettando,
un bastone rotea una mano





SOBBALZO





Sobbalzo, 
graffio lo specchio con le unghie,
le spezzo
"Mi hai rubato la rabbia
-lo aggredisco-
Dove andrò a cercarla
se non la vedo in te?"

E io che credevo non mi importasse più
quel resto
nascosto in una piega
di un mio demone diafano,
un'urgenza tra parentesi.
Invece avevo solo
messo le pantofole.

Incapacità d'amare?
Era paura.
Non sempre si ha coraggio di 
scorrersi dentro

Non mi voglio tranquilla, 
"di famiglia"
Che me ne faccio di 
silenzi in vestaglia,
bugie al pane di casa e 
dissetanti sorrisi?

Voglio mordere a far male
a imprecare asciutta
a azzannare il passato.
a bestemmiare il tempo

Diventa fremito 
d'anima
presto, adesso:
che sconvolga ancora

Ho un nome, lo conosco?

Lascio 
la domanda 
galleggiare,
getto un salvagente,
come fiamma ferita è aperta
mare di fuoco:
spero prima o poi di tuffarmici dentro.

la guardo,

mi cerca in tasca una sigaretta























Ma per me


MA PER ME

Le sciocchezze del quotidiano,
avresti detto tu
e anche gli altri.
Ma per me....
Ci inciampavo ogni giorno
con gioia
in quelle cose
senza valore,
le abbracciavo, le baciavo
le custodivo
-quasi la loro fine dovesse
coincidere con la mia-
per poi, magari
metterle alla berlina,
riderci sopra con te
Il mio spazio 
personale
di sempre/mai
Per questo erano importanti.
Nemmeno l'eternità avrebbe
saputo farne a meno.
Le mie erano anche le sue sciocchezze.
La mia sciocca
eternità

A MIA FIGLIA


A MIA FIGLIA

Donna nasce sulle fusa del sole
e appare alla pioggia 
ringhio furioso
capace di dolcezze.

Donna è un luogo,
-il vento qui
nulla cancella-.
I piedi della storia agguanta
e sparpaglia a invidiose divinità

Sulle sue labbra vagano
ovuli e parole,
anima e percorsi
  
Sempre altra è la meta

Ma questo no, non ti basta..

Vuoi più e più 
e non sai cosa.
Nemmeno lei lo sa
come non lo sa il silenzio
ma quel più ti dà.